Dario Marino

Nel corso degli anni ho lavorato nell’agricoltura sociale, nella molitura dei cereali, negli ambiti di progettazione e amministrazione della Cooperativa. Azioni motivate all’origine da una mia
smisurata passione per la storia, dal tentativo di tenere insieme il momento attuale con la ricostruzione del passato, convinto che questa conoscenza possa apportare un contributo significativo alle evoluzioni delle politiche identitarie del presente.
Attualmente sono un dottorando di Storia Contemporanea presso il Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Storici dell’Università di Salerno. Mi occupo della storia del Regno delle Due Sicilie,
del brigantaggio post-unitario, dei processi di politicizzazione nell’Ottocento, della storia militare, della storia politica e sociale del Mezzogiorno d’Italia nel XIX secolo.

Sono uno dei soci fondatori della Cooperativa sociale Terra di Resilienza nel 2012. La Cooperativa è nata come un piccolo esperimento collettivo per vivere nei paesi del Mezzogiorno dove siamo nati, senza rinunciare all’intraprendenza, ai sogni e alle aspirazioni che naturalmente appartengono ad ogni età dell’esistenza, ma con più intensità animano coloro che immaginano di avere tutta la
vita davanti. Una vita che la crisi economica ci ricordava sarebbe stata diversa da quella dei nostri genitori e che già nel 2001, tra Genova e New York, ci aveva mostrato le ferite inflitte alle verità, a quel sistema di credenze con il quale ognuno, in modo confortevole, era stato svezzato. L’idea è che questi paesi possano significare qualcos’altro che un luogo tranquillo dove trascorrere la vecchiaia o la villeggiatura, ma un posto dove creare nuova vita e nuova socialità, attivando la
resilienza di ambienti sociali considerati ostili, chiusi e senza opportunità. Lo strumento è quello di un’agricoltura che mette al centro le relazioni tra gli uomini e tenta una connessione tra gli individui e l’ecosistema, con la consapevolezza che ciò che abbiamo dentro e quello che c’è fuori di noi non è poi così differente.

Una storia di ritorno al Sud che si nutre di un’identità geografica e culturale diversificata e in continua evoluzione. Le esperienza, le delusioni, i sacrifici e le gratificazioni di questi anni, hanno permesso di salvaguardarci dalla retorica identitaria di una ruralità mitizzata o di un Mezzogiorno esistito solo nelle superstizioni di ha ancora voglia di lamentarsi e coltiva una dipendenza affettiva
con le proprie frustrazioni.
La Resilienza è una reinvenzione dell’antico, nel senso di una risposta creativa al vuoto di memorie di un luogo che, coniugato al plurale, ha un orizzonte più ampio del Cilento e dello stesso Mezzogiorno, travalicando i limiti delle pratiche agricole. Resilienza è un ritrovamento: l’azione di chi ricerca il proprio obbligo morale, guardando le cose per come dovrebbero essere oppure semplicemente per quello che sono in verità.

Partecipo alla vita sociale della Cooperativa e del Monte Frumentario, ai tanti riti di comunità e alle azioni di solidarietà che ogni anno ci vedono uniti nel lavoro e nella festa. Mi occupo dell’amministrazione della Cooperativa e voglio contribuire, nei prossimi anni, allo sviluppo delle nuove attività culturali e sociali che collettivamente saremo capaci di realizzare.