La Cooperativa Sociale Terra di Resilienza

Terra di Resilienza è una società cooperativa sociale con sede a Morigerati (SA), nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, nata il 13/06/2012. Si occupa di agricoltura sociale, turismo esperienziale e di tutte le attività rivolte al recupero di tradizionali pratiche civili dei territori rurali e sviluppo dell’innovazione sociale. Collabora dall’ottobre del 2013 con il Ser.d DS71-Sapri in progetti finalizzati all’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo di individui in trattamento da dipendenze nell’ambito dell’agricoltura. La Cooperativa è impegnata in agricoltura nella produzione di olio extra-vergine d’oliva, nella viticoltura e nella produzione di farine di grani antichi, nella formazione di pratiche agricole ecosostenibili e la valorizzazione di prodotti agro-alimentari.

AMBIZIONE

“Abbiamo deciso di investire nelle nostre terre, territori rurali e ai margini dello sviluppo economico. Crediamo in una crescita endogena del Mezzogiorno dei paesi, capace di una rivoluzione culturale e delle colture. Vogliamo riscoprire il senso dei luoghi. Transizione e innovazione sociale sono pratiche che nascono dalla terra e dalla solidarietà. Alcune visioni del mondo bisogna prima praticarle e poi predicarle. Lavorare nel segno della resilienza”

LA SCOMMESSA SULLA RELAZIONE

La nostra passione per il grano matura con la partecipazione attiva al Palio del grano, una gara di mietitura del grano che vede riunita la comunità di Caselle in Pittari (SA). Otto rioni del paese gemellati con altrettanti paesi cilentani, per unire il Cilento in una festa che ci ricorda con le mani, la testa e il cuore la nostra memoria collettiva. Memoria collettiva di un Mezzogiorno che nel corso della storia, pur tra miseria ed emigrazione, ha vantato una società civile autenticamente auto-organizzata, con strutture associative, come le chiese ricettizie, le confraternite, i monti frumentari, le società di mutuo soccorso, gli enti che gestivano le terre collettive, tutte le trame di una sharing economy “paesana” e non mediatica. Purtroppo la profezia di Pasolini sul totalitarismo della civiltà dei consumi si è già avverata. Nel momento in cui le nostre culture particolari e originali sono state già annientate da un’omologazione selvaggia, vogliamo scommettere su uno strumento del passato come il Monte frumentario. Ci prendiamo il rischio di puntare di nuovo sul valore della relazione: l’interazione di coltivatori che producono grano insieme e si aiutano per affrontare i limiti strutturali dell’agricoltura nel Meridione, per non sentirsi più soli nella “terra dell’osso”.