La Magna Carta della ruralità contemporanea

Caselle in Pittari, CampdiGrano 13-19 luglio 2014

 

Solo nel nome di ciò che facciamo la Magna Carta è:

Ethos collettivo. Bussola di obliquità tra colline e montagne, guardando il mare. Esaltazione delle diversità e riguardo della comunità. Luoghi e paesaggi, radici viandanti, semi di un frutto indigeno.

 

Avoiti*
Tempo che diventa spazio tra la semina e il raccolto. Spazio che diventa luogo nel gesto e nella parola. Confini mobili e invisibili tra lavoro, azione politica ed intelletto.

 

Jate spierti**
Quando faber e sapiens rinascono in un unico corpo, terra e silicio parlano la stessa lingua e le persone diventano la cosa più bella di un paesaggio. Condivisione, autodeterminazione e reciprocità: stare stretti per essere felici. Attraversare materia e pensiero come un lombrico.

 

Affondare le mani nella merda. Metafora dell’ignoto.

* Avoiti: termine dialettale cilentano non traducibile con esattezza con una parola in italiano. Significa approssimativamente: senza meta, senza uno scopo preciso.

** Jate Spierti: Letteralmente Andate Esperti

La Magna Carta della ruralità contemporanea parte dai bisogni di coloro che intendono trasformare la propria etica individuale in ethos comunitario, dalla necessità di definirsi in una collettiva visione del mondo, quel “generale” che possa accogliere le specificità di chi oggi pratica una “ruralità possibile”.

Nasce in Cilento come atto politico di coloro che hanno posto l’orizzonte delle loro azioni nell’esperienza delle pratiche tra tradizione contadina ed innovazione sociale. Nasce dalla periferia quale ambizione esistenziale , presunzione di essere soggetti storici, vocazione verso un’idea indigena di progresso.

Cresce con la volontà di tracciare, scegliere e lottare per il destino che vogliamo, come possibilità di avere un’ombra del futuro che si allunga sul presente. Cresce nell’agorà di Camp di Grano 2014, dove per una settimana si sono incontrate persone diverse proponendo stimoli congruenti su temi complessi quali luoghi e paesaggio, comunità, innovazione, agricoltura, identità e conoscenza

Non muore con i versi che seguono perché questa Magna Carta delle ruralità contemporanea vuole essere soltanto l’inCIPit di un documento aperto attraverso il quale riconoscersi, approfondire e praticare.