13
04
2020

Bollettino dell’attesa. Il vuotume della socialità sanificata al tempo del coronavirus.

Di Antonio Pellegrino

Nell’appennino che fu dei Lucani, è da poco passata la stagione della stagionatura. Le luganeghe, così come le chiamarono i longobardi che arrivarono qui nel settimo secolo, sono quasi tutte passate dalla pertica alla busta del sottovuoto. Taluni, ancora scelgono lo strutto per conservarle, ed è evidente che il concetto di comodità non gli è mai entrato in testa. Forse ha ragione la scelta. Ebbene, mentre ci avvicendiamo un po tutti alla più speciale edizione del grande fratello monofamiliare, sembra proprio che siamo finiti tutti sottovuoto. Raggiunta la stagionatura, come i salami, siamo stati privati dell’aria che ha edificato gli ultimi decenni di questa modernità. Il fermento sociale del capitale, dall’ipermovimento è passato all’iperimmobilizzazione, una nuova forma di viralità al contrario, una sorta di guerra preventiva fondata sulla pubblicità della candeggina senza strappo e senza macchia. Vero è, che l’umanità del consumo chiede partecipazione nel consumo, ed è forse per questo che disinfettarsi ha assunto l’andamento della ritualità, dell’officiazione obbligatoria, ineludibile, una purificazione assolutamente necessaria. Partecipare per essere. Prevenire per continuare ad essere. Consumare per partecipare! Un sostegno psicologico, un’osservanza opportuna, una consuetudine da fare. Ma mi chiedo, Il dogma nasce nella paura? Perché se penso a quel genio che ha inventato la salsiccia, scorgo chi ha ragionato al contrario: svuotiamo i contenitori della merda e mettiamoci la carne per conservarla. Oddio che schifo! I batteri e i virus li abbiamo conosciuti molto dopo, con la scienza. Le budella del porco le abbiamo conosciute da sempre, senza scienza. Serve l’uno e serve l’altro. È stato il pensiero libero, non il consumo a inventare il mondo. Sono stati i batteri e i virus a fare la vita, e bisognerebbe chiedersi se è colpa nostra se ogni tanto quelli che l’hanno creata se la riprendono, la vita. Ingegneria e mutagenesi, sono variabili naturali o indotte dal sapiens dell’antropocene? Questo non è un dogma ma un dubbio. Si perché il vuotume sociale al tempo del corona virus è una forma di sanificazione collettiva. Forse è la prima volta nella storia della globalizzazione che l’alveare globale non sciama più, e mentre sta fermo in attesa che passi il morbo, viene sanificato all’inverosimile. Sarà sicuramente un bene, ma sarà sicuramente anche un male. È una questione di ragionamento, è una questione di scienza, di logica e di filosofica praticità. Cercheremo di non contaminarci con il covid19, ma non ci contamineremo nemmeno con tutto il resto. Considerando ora che tutto il resto è vittima degli spruzzi e dei gel, mi viene da pensare che ci difendiamo ma ci indeboliamo, me lo dice il mastro di bottega del mio paese. Così ho la sensazione che siamo sottovuoto, conservati e conservabili chissà per quanto. La teoria gregge funziona sempre, ma funziona sempre perché c’è un pastore e un pascolo. Questo lo dobbiamo sapere. I Lucani si dice erano Re pastori, che significa contadini e pastori. Si dice che le rotazioni agronomiche le inventarono loro, padroni del nomadismo stanziale, del solco e del bosco. Loro ci hanno lasciato in memoria la salsiccia, che si fa mettendo la carne dove prima c’era la merda. Io credo che questa è la lezione per muovere il dubbio. Poi il morbo passerà, e arriverà il vaccino. Lo annuncerà un arcangelo milionario direttamente a casa nostra. Pure i longobardi scelsero un arcangelo come protettore, era il divino Michele, spada e scudo. L’annunciazione del vaccino sarà la befana e babbo natale insieme. San Michele Arcangelo sarà ancora qualche preghiera. Dal mio paese saliranno alla grotta per farlo. Il vaccino prende il nome dalle vacche. Che stranezza che la mucca pazza non ci fa più paura. Che stranezza pure che i coronavirus vanno a braccetto con i suini, ma a noi dei porci i Lucani ci hanno lasciato in eredità solo la salsiccia. Sono le stesse stranezze delle merci infinite, degli assemblaggi infiniti, di un’ incolla e misura infinito. Questo è un puntello del dubbio: cosa c’è di infinito? Ci prepariamo da sempre al cambiamento, noi siamo il cambiamento, noi siamo la specie che induce il cambiamento. Cambieremo ancora una volta e questa volta cambieremo mettendoci sottovuoto. Quindi come per ogni dinamica, bisogna capire noi dove stiamo. Oggi siamo chiusi in casa in una nuova veste del diritto. Forse succederà che la scienza dei padroni vincerà di nuovo. Intanto si continuerà a morire anche di scienza. Non per gli scienziati, ma sempre per i padroni degli scienziati. Purtroppo le macchine dei soldi non hanno fede. Io resto dell’idea che chi muove il mondo è ancora il consumo, e oggi più che mai, si muove con la paura. Sto dicendo che la paura è un’industria. Ora abbiamo paura di un virus, poi ci terranno informati per avere paura di qualcos’altro. Di coronavirus si muore, si muore anche di qualcos’altro. Quello che voglio dire? C’erano i consumatori contaminati prima del Covid19, ci saranno i consumatori sanificati dopo del Covid19.

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